26 Agosto 2014

Due chiacchiere con Filippo Albertini

Albertini 2Arriva con anni di esperienza alle spalle e due stagioni da protagonista al Castiglione Murri. Può giocare indifferentemente sia vicino sia lontano dal canestro. Diamo il benvenuto al neo-acquisto Filippo Albertini.

· Ciao e ben arrivato: iniziamo subito domandando cosa sei nella vita di ogni giorno ? Sono decisamente Impegnato. Mi divido tra lavoro, da un anno sono consulente assicurativo per il gruppo Generali Italia; poi mi tolgo giacca e cravatta e scendo in campo. Questa sarà la mia undicesima stagione in una squadra senior. A seguire mi faccio la doccia e raggiungo la mia ragazza o gli amici, o anche entrambi. Ogni tanto dovrei anche chinarmi sui libri, per completare gli studi in economia e diritto, ma dovrebbero fare le giornate decisamente più lunghe…
· Come ti sei avvicinato al basket? Da piccolo, precisamente da quando avevo sei anni. Quello è il periodo della vita nel quale le provi tutte e direi che con grande dispiacere paterno, scartai il calcio, a favore del tennis, con il quale ha convissuto la pallacanestro. Alla fine però tutti i miei amici giocavano a basket e io volevo stare con loro anche dopo il doposcuola; per loro fu un amore solo momentaneo, per me decisamente no.
· Essendo stato, all’epoca delle giovanili, in bilico fra V e Effe, a quale delle due sei maggiormente legato? Per grande gioia della mia ragazza io nasco Virtussino (nel frattempo lei sta progettando di tatuarsi la ‘F scudata’) e quella fu la mia decisione quando entrambe le squadre si fecero avanti. In seguito dovetti cambiare unicamente per un discorso di spostamenti: Due ore di autobus, andata e ritorno, per raggiungere e tornare dagli allenamenti della ‘V’; la Fortitudo era invece ad una mezz’ora scarsa e quindi la reputai molto più compatibile con la mia carriera scolastica. Fu una scelta sofferta perche la Virtus vantava, e vanta, il migliore settore giovanile forse d’Italia, con Marco ‘Murphy’ Sanguettoli sugli scudi, poi devo aggiungere che anche i compagni di squadra mi volevano molto bene. Il passaggio alla Fortitudo tuttavia mi fece maturare molto, infatti anche dal punto di vista sociale mi ha permesso di conoscere quelli che adesso sono i miei migliori amici.
· Quali le esperienze che nel passato ti hanno formato cestisticamente? E quali Le persone che hai avuto occasione di incontrare alle quali non puoi rinunciare ? Sicuramente l’esperienza più importante è stata quella con Giovanni Lucchesi, coincidente con i primi due anni che feci da ‘Under’ ad Anzola. Lucchesi mi ha insegnato molto e gli devo davvero molto del mio modo di giocare. Il secondo anno poi ho conosciuto Marco Savini, altra persona magnifica ed allenatore spettacolare. Devo dire che mi ritengo difatti molto fortunato perché ho sempre trovato persone, anche negli anni più duri, che mi hanno aiutato dal punto di vista sia personale sia cestistico. Negli ultimi due anni in maglia Castiglione Murri, gruppo che porterò sempre nel cuore, menziono davvero tutti dal primo all’ultimo, con loro ho davvero provato il piacere di stare in palestra.
· Cosa ci puoi dire dei recenti risultati con il CUS (Gardens e Campionati europei)? Agli europei avreste potuto ottenere qualche cosa di più o il quinto posto è il massimo al quale potevate ambire? Che dire…. con il CUSB ahimè ho già dato visto che 28 anni è il limite di età e queste quindi sono state le mie ultime edizioni, sia in chiave italiana sia europea. Il CUSB è davvero una famiglia composta di amici che crescono assieme, prendono strade e carriere diverse e poi si ritrovano a giocare nuovamente insieme. Il CUSB è anche un’opportunità per ritrovarsi con i compagni di percorso e con gli amici di vecchia data che ti crei sul campo. Preso assunto questo elemento cardine, per me giocare con il loro é stato un dramma tutte le volte, questo perché sono un giocatore di sistema, nel senso che attraverso la preparazione e gli allenamenti trovo un ruolo funzionale ed efficace; con il CUSB purtroppo non è possibile, fondamentalmente perché ci si ritrova in spogliatoio solo per la partita. Difatti in tutte le manifestazioni le mie prestazioni sono sempre state un crescendo; sono sempre partito male le prime partite e poi sono riuscito a trovare il mio spazio. ‘Agli italiani’ passa, perché abbiamo dato 20 punti di scarto a tutti. Ai ‘Gardens’ ci può stare, perche tutte le squadre sono create ex novo. Agli europei invece ho pagato molto questo mio modo di interpretare le gare. Quindi sono un po’dispiaciuto di non aver potuto dare e fare di più, ma è andata così, fermo restando che resto molto soddisfatto di tutto quello che è successo, sto parlando di una bellissima avventura, conclusasi con un quinto posto che sa di sfortuna negli accoppiamenti: difatti abbiamo vinto 5 gare su 7, perdendo solamente con la Serbia (poi arrivata terza) e la Lituania (campione) con la consapevolezza che sia contro la Croazia sia con la Turchia (rispettivamente quarta e seconda) ce la saremmo giocata.
· Com’è cambiato il tuo ruolo nel corso degli anni? E quali le tue caratteristiche? Come è giusto che sia sto invecchiando, il che comporta tante cose: maggiore consapevolezza di quello che va fatto per vincere una partita, minore freschezza fisica (anche grazie agli impegni giornalieri di cui sopra). Sono partito da undicesimo ma nonostante tutto con l’ultima stagione sono due anni che faccio il capitano e quindi sono soddisfatto. Magari non ho calcato parquet più prestigiosi ma ho sempre giocato e contato in ogni stagione disputata.
· Cosa, o chi, ti ha convinto ad arrivare in Salus ? E quale l’obiettivo per la stagione entrante? Sull’obiettivo non ne ho idea. Mi piacerebbe fare i playoff, più che altro per poter lavorare serenamente durante una stagione che sarà difficile. Poi raggiungere i playoff è sempre una spinta umorale non indifferente, una spinta che favorisce, attraverso un’annata positiva, energie extra per un proficuo lavoro di miglioramento del gruppo. Su chi mi abbia convinto beh… devo dire che non c’e stato bisogno di convincermi. Ogni persona, dalla dirigenza allo staff, ha sempre avuto il mio rispetto e buona considerazione. Questo unito ad una disponibilità di lavoro e di palestre, anche facoltativa, che credo crei un mix perfetto per lavorare al meglio; poi è chiaro che sarà il campo a parlare.

Ben arrivato quindi anche a Filippo Albertini, sperando che come da suo desiderio gli moltiplichino le ore del giorno e della notte e che questo gli consenta di completare i propri studi.