12 Dicembre 2019

L’intervista Salus: 1 vs 1 con Gastone Marchesi

Nuovo appuntamento con l’angolo interviste dedicato allo Staff tecnico: questa volta abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Gastone Marchesi, che fa ritorno in casa Salus dopo l’esperienza di 13 anni fa.

Ciao Gas, il tuo è un gradito ritorno in Salus; cosa ti ha spinto a tornare ad allenare qui da noi?
A luglio scherzando dicevo “spero di ricevere così tante proposte anche per il lavoro!”, ma, battute a parte, tra i vari discorsi più o meno approfonditi che erano nati con diverse società, si è concretizzato il ritorno in Salus per più di una ragione: si incastrava bene con gli impegni lavorativi, logisticamente e come orari; c’era la possibilità di fare il capo allenatore con un gruppo; avevo ricevuto ottimi pareri da più parti sulla società e avevo avuto una buonissima impressione chiacchierando un paio di volte con Davide, che fino a quel momento conoscevo ma non personalmente. Rispetto a 13 anni fa ci sono tanti volti nuovi, ma il ritorno è gradito anche da parte mia!
Come sta andando questo primo pezzo di stagione? Quali sono gli obiettivi del tuo gruppo U15 silver?
Abbastanza bene, per certi aspetti sono contento. Il gruppo è unito, molto presente ad allenamento. Va considerato che i ragazzi hanno iniziato quest’anno le scuole superiori e non è immediato conciliare le due cose con un impegno nuovo e diverso a scuola. Pensando al campionato, a parte una gara nettamente persa in cui c’è stata poca partita, in tutte le altre, vinte o perse, la squadra ha lottato e mostrato carattere, rimettendo in piedi alcune gare finite poi punto a punto. Non è una cosa banale o scontata e queste reazioni positive sono state elogiate. Manca però costanza, spesso, se ci fosse non ci sarebbe da dover per forza aspettare una reazione.
Oltre all’obiettivo di base di crescere come persone e migliorare, aggiungo il riuscire a togliere pause mentali durante il gioco e dare peso e attenzione alle cose che contano, non alle cose di contorno su cui non puoi far nulla. Stai giocando? Pensa a giocare, a ciò che sta succedendo e che potrà succedere l’azione dopo. Bisogna andare avanti, e giocare sereni.
Nel corso della tua carriera hai avuto modo di confrontarti con diverse realtà e contesti cestistici. Qual è stata l’esperienza che più ti ha permesso di crescere sia dal punto di vista professionale che personale?
Premesso che faccio fatica a dirne solo una, provandoci dico gli anni alla Virtus Bologna. Un po’ perché allenare lì era un sogno, tifando sin da bambino per questa squadra, un po’ perchè è la società dove ho passato più stagioni, ma soprattutto sono stati anni che mi hanno permesso di crescere e mi hanno trasmesso un modo di vedere le cose che reputo fondamentale anche al di fuori della pallacanestro, un’esperienza che ha contribuito a formarmi come persona e per me ha valore anche oggi, nel lavoro extra basket. Ci sono allenatori da cui ho imparato pur non lavorandoci una stagione intera assieme, ma magari solo condividendo momenti in palestra e ufficio, confrontandomi. Altri allenatori, con cui ho avuto la grande fortuna di allenare assieme, mi hanno lasciato tanto, oltre ad una splendida amicizia.
Ma anche l’esperienza alla Magika Castel San Pietro Terme, allenando per tre stagioni squadre femminili, è stata molto formativa, oltre che di successo, stagioni in cui pur facendo l’assistente ebbi tanto spazio. E per quanto brevi menziono anche le esperienze all’estero, prima in Spagna all’Unicaja Málaga, la prima esperienza in una società di altissimo livello, e poi per due estati lo Snow Valley Camp in Iowa, USA: sono esperienze che mi hanno permesso di confrontarmi oltre che con una lingua diversa, anche con un ritmo diverso, molto intenso, un modo un po’ diverso di vedere le cose e approcciarvisi, di allenare, mi hanno rafforzato e dato fiducia, in sostanza mi hanno aperto la mente, che penso sia una delle cose più di valore che ci siano.
Grazie Gas e in bocca al lupo per il proseguo di stagione!