Nuovo appuntamento con l’angolo interviste dedicate allo staff tecnico: questa volta è toccato ad Alessio Alpi sedersi in panchina, a fare quattro chiacchiere con noi. Classe ’91, legatissimo alla società dell’Arcoveggio, il nostro “Ale” è stato chiamato alla guida del gruppo 2007 per questa stagione. Una sfida impegnativa, che ha raccolto con piacere, tanta motivazione e grande responsabilità. Queste le sue parole.

Caro Alessio, a soli 27 anni possiamo dire che sei un veterano fra gli istruttori Salus. Col tempo abbiamo imparato ad apprezzarti sul parquet, ma ci racconteresti qualcosa di te anche fuori dal campo?

“Certo! Non sembra, ma fuori dal campo sono un ingegnere meccanico. Lavoro nello studio tecnico di un’azienda che progetta e costruisce prese di forza e pompe idrauliche. Fortunatamente è una cosa che mi piace molto, per la quale ho studiato, ma purtroppo mi tiene davvero molto impegnato e, per questo, non riesco a garantire per tante ore la mia presenza in palestra, come avveniva fino a qualche tempo fa. Ecco perché la scelta di prendere in mano il gruppo esordienti: allenandosi nel tardo pomeriggio, riesco a far coincidere al meglio i miei orari, e a dare il 100% non appena scendo in campo con loro.

Difatti, quest’anno sei alla guida del gruppo 2007. E’ la tua prima esperienza assoluta da capo istruttore? 

“In realtà, non proprio. Avevo vissuto un’annata da capo istruttore anche nella mia esperienza precedente alla Salus, in Pontevecchio, con il gruppo Aquilotti 2003. Accadde un po’ per caso, perché il “vero” capo dovette rimandare il suo impegno a stagione in corso e, così, fui promosso io. Parliamo comunque di 6 anni fa: sono qui dal 2013, e devo dire che da tempo desideravo quest’opportunità che, finalmente, è arrivata. La mia passione è stare in palestra, indipendentemente dalle annate, o dalle qualità del gruppo dei bambini stessi. Sono davvero molto felice.”

Da inizio Ottobre si è deciso di unire il gruppo esordienti con quello degli aquilotti 2008, una volta a settimana (il venerdì, ndr). Quali sono i motivi di questa scelta?

“Per quanto mi riguarda, la vedo come una doppia opportunità. Per i 2007, è la giusta possibilità di fare un allenamento per intero alle “Alutto” anziché alle “Grosso”, come accade nel resto della settimana: è lì che disputeremo tutte le nostre partite, ed era quindi doveroso cercare uno spazio palestra anche per loro. Credo, inoltre, che sia utile anche per i 2008 confrontarsi con i più grandi, senza contare il primo approccio con l’utilizzo dei canestri alti. E’ vero, siamo solo ad Ottobre: ma in questo modo non si faranno cogliere impreparati per l’anno prossimo.”

Il ruolo di istruttore sta diventando sempre più merce rara. Come mai hai deciso di seguire questa strada, anziché quella dell’allenatore?

“Ti stupirò, ho anche il patentino da allenatore. Ho fatto l’assistente per diversi gruppi under, dai 13 ai 17: ma c’è una differenza abissale fra minibasket e giovanili, a partire dal come si sta in campo. Ho cominciato ad appassionarmi al mondo dei più piccoli a 18 anni, mi ricordo che iniziai perché alla società dove ero allora serviva un ragazzo che desse una mano con il baby basket. Da lì, ho preso la tessera e non mi sono più fermato.”

Secondo te, quali sono le qualità che deve necessariamente avere un buon istruttore?

“Partiamo dalla parola: se ci chiamiamo ‘istruttori’ anziché ‘allenatori’, ci sarà un perché. Ma la parola chiave, secondo me, è “esempio”: gli atteggiamenti, i comportamenti che noi siamo tenuti ad avere in presenza dei bambini sono le qualità basilari, ed è ciò che ci deve contraddistinguere maggiormente nel nostro lavoro. Per essere un buon istruttore bisogna che i bimbi siano sempre motivati e coinvolti in quello che stai facendo: tutto il resto, come la bravura nell’insegnare, viene di conseguenza.”

Lo dicevamo prima: in Salus sei una bandiera, oramai. C’è un ricordo della tua “carriera” che custodisci con particolare piacere?

“Il torneo di Riva del Garda dell’anno scorso, aver conosciuto persone meravigliose in palestra e passato annate con gruppi fantastici. Forse, la mia fortuna è proprio quella di non avere un ricordo particolare. Vuol dire che è stato davvero tutto bellissimo.”

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