Riminese, classe ’96, Giorgio è il più giovane fra gli allenatori Salus. Ingegnere neolaureato, con la società Giorgio Carlidell’Arcoveggio può vantare anche la bella esperienza come terzo assistente della serie C Gold maturata l’anno scorso. In questa stagione si sta occupando interamente delle giovanili, in particolare dei gruppi under 18: lo abbiamo incontrato per fare due chiacchiere sul suo lavoro, e le sue aspettative.

Caro Giorgio, quest’anno ti occupi a 360° degli under 18 Salus. Ci faresti una piccola presentazione dei due gruppi?

“Dopo il supergruppo iniziale, abbiamo pensato di suddividere i ragazzi in due campionati, facendo particolare attenzione a quella che rappresentava l’opportunità migliore per ciascuno di loro di continuare la propria crescita. Nell’under 18 Gold ci sono i giovani che, sino a questo momento, hanno dimostrato di essere un pochino più pronti: ecco perché ci sono tanti 2001. Hanno tanti margini di miglioramento, ma devono lavorare maggiormente sotto il profilo della continuità. Nel gruppo Regionale ci sono per lo più i 2002, tuttavia il programma che stiamo seguendo io e Ansa è molto simile, e con lo stesso obiettivo per entrambe le categorie: far sì che ogni singolo giocatore abbia la possibilità di esprimere sul campo il suo 100%.”

A soli 22 anni, sei l’allenatore più giovane di tutta la Salus. Cosa ti ha spinto a scegliere la vita della panchina?

“La cosa incredibile è che sono nato lo stesso giorno di Luca Marcheselli (il 10 Gennaio 1996, ndr), quindi è una particolarità che condividiamo in due! Ho cominciato prestissimo, a 16 anni, nella mia Rimini. Mi avevano chiesto di dare una mano anche se, all’inizio, facevo tutto questo senza il patentino. A quel tempo stavo ancora giocando: negli anni ho continuato a collaborare con i vari allenatori, in seguito ho ufficialmente lasciato il campo decidendo di intraprendere una carriera differente, quella del coach. La cosa che mi affascina di più della panchina? Quando cominci ad allenare, non si smette davvero mai di imparare.

Sei reduce da un’annata come terzo allenatore della Serie C Gold. Come hai vissuto l’esperienza della passata stagione?

“E’ stata davvero formativa. Si trattava della mia prima esperienza assoluta come assistente in un gruppo Senior, prima di allora avevo lavorato soltanto con il settore giovanile. La considero un mattoncino molto importante nella costruzione del mio percorso come allenatore. Quest’anno ho avvertito una diversa esigenza: forse, al momento, è con gli under che mi trovo più a mio agio. Ma non c’è dubbio che sia stata un’esperienza super positiva.”

Hai citato Rimini, città di pallacanestro che negli ultimi anni, però, ha faticato parecchio per tornare a dire la sua nel basket che conta. Sempre parlando di C Gold, anche tu vedi la nuova RBR come futura vincitrice del campionato?

“Secondo il mio modestissimo punto di vista, i problemi sono nati dopo la retrocessione dei Crabs Rimini dalla A2. Ci sono state delle scelte societarie non particolarmente condivise dai tifosi, che hanno contribuito a dividere la squadra dalla città. In questo senso, la Rinascita Basket Rimini sottolinea davvero la volontà di rinascere, di ripartire, anche perché si fa promotrice dei valori che vogliono i riminesi. Sì, credo anche io che la RBR sia la favorita per salire in serie B. E vincere un campionato al primo anno, non può che far bene ad una piazza che vuole ritrovare passione.”

C’è un obiettivo particolare per il 2018/19?

“C’è una cosa su cui mi sono ripromesso di migliorare: il rapporto con i ragazzi. Le mie responsabilità sono aumentate, soprattutto per quanto riguarda il gruppo regionale. E il mio obiettivo reale è quello di crescere, in campo, dal punto di vista dell’autostima e della personalità. Se mi vedo professionista fra 5-10 anni? No, questo no. Ho sempre considerato la palestra come hobby, la mia valvola di sfogo: lo è adesso con l’Università, lo sarà anche quando comincerò a lavorare.

Come fanno spesso i giocatori, anche tu segui un rituale scaramantico prima di ogni partita?

“No, non sono ancora arrivato a questo punto. Però, l’anno scorso, io e Teo siamo andati a piedi a tutte le partite della Serie C. Ma solo quelle in casa, eh…”

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